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La nuova vita digitale. Spariamo con un click

#securityfirst #spid #paura #digitale

 

Siamo nel 2020 e la tecnologia è entrata prepotentemente dentro le nostre vite. La pandemia ha spinto sull’acceleratore del lavoro smart e ci ha fatto aprire di più la mente verso l’IoT, Internet of Thing. 

I nostri telefoni sono più connessi che mai, abbiamo orologi che controllano i movimenti del nostro corpo e li registrano per farceli visualizzare come attività fisica svolta. Anche la bilancia dialoga con il nostro smartphone archiviando il nostro peso con la tendenza ad ingrassare o dimagrire, perfino la qualità dell’aria della stanza viene rilevata insieme alla temperatura.

I termostati delle caldaie utilizzano il gps del nostro telefono per sapere quando siamo vicino casa ed attivare i riscaldamenti per farci trovare l’ambiente riscaldato o i condizionatori d’aria fanno lo stesso ma per raffreddare. 

Pure le lampade del soggiorno sono comandabili con la voce, Alexa o Google o Siri. La domotica è il nuovo percorso da intraprendere. Tutto digitale, tutto smart. Anche la nostra identità si sta evolvendo, stiamo diventando digitali, già la carta di identità è elettronica con il microchip incorporato e ci permette di accedere a diversi servizi. La nostra identità digitale si chiama Spid: Sistema Pubblico di Identità Digitale. Lo stato ha creato questo servizio per velocizzare e sburocratizzare moltissime pratiche. Con lo Spid possiamo accedere anche al cassetto fiscale, vedere le nostre tasse le richieste ed ogni altro servizio messo a disposizione. L’Home Banking è nato molti anni fa e ci ha permesso di utilizzare i servizi della banca da ogni angolo del mondo. Con l’app della banca sul telefono abbiamo proprio la banca in tasca. Il nostro mondo è racchiuso nel nostro smartphone: banca, mail, la società elettrica, quella telefonica, il controllo delle luci di casa e tanto altro. Tutto in pochi centimetri quadrati. 

Ma cosa succederebbe se fossimo soggetti ad accertamento fiscale e lo Stato decidesse di bloccarci? Basterebbe un click e noi saremmo “in mutande” in un’istante. È uno scenario estremizzato ma possibile. Magari per un’omonimia oppure per un errore nella trascrizione del nostro codice fiscale, l’unico codice univoco che ci rappresenta come cittadini, e ci ritroviamo coinvolti in un incubo. Ma potrebbe essere un attacco hacker che coinvolge i server dell’agenzia delle entrate e tutto si blocca per garantire la sicurezza dei dati. 

Ecco che la nostra più grande paura prende vita: basta un click per mettere un cittadino in ginocchio. Niente soldi, niente accesso ai servizi, nessuna possibilità di fare la spesa. La paura è tanta. 

Credo che ci vorrà ancora qualche anno per poter creare un nostro “io" digitale con tutti i servizi connessi. Soprattutto per quanto riguarda i soldi vogliamo ancora toccarli, contarli e metterli “testa con testa” per darci la sensazione di essere indipendenti. Il governo attuale sta spingendo sul digitale per poter tracciare il più possibile il flusso di denaro per combattere il sommerso ed il riciclaggio, io credo invece che sia un problema culturale e sulla cultura bisogna insistere senza però mettere in campo soluzioni di contrasto tout-court. Ci vorrà del tempo per creare un sistema legislativo che permetta metodi meno invasivi e che garantisca i diritti del cittadino e quindi eviti che si manifesti la possibilità di “scomparire con un click”. 

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