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PIN, Touch ID o Face ID. Quale è meglio per la sicurezza dei tuoi dati?

Quanti pin abbiamo in testa? Li ricordiamo tutti? Ne dimentichiamo molti, soprattutto quelli che non usiamo spesso. 

Il PIN ovvero il Personal Identification Number è un codice numerico che può variare da 4 ad 8 caratteri e serve ad identificarci, dando per scontato che ne siamo a conoscenza solo noi. 

Il primo pin nasce con carte di credito e bancomat, serviva per autorizzare la transazione o per prelevare all’ATM. Poi il pin lo abbiamo visti arrivare sulle sim dei cellulari: nelle prime sim GSM bisognava mettere il pin per potersi collegare alla rete telefonica. Era pensato come un buon sistema per evitare che qualcuno usasse il nostro numero telefonico, ma era richiesto solo dopo aver acceso il cellulare. 

Con la nascita degli smartphone, il pin si è evoluto nel “codice di sblocco” perché con l’avvento dell’iPhone lo “slide to unlock” era figo ma non garantiva sicurezza, chiunque avrebbe potuto sbloccare il nostro device. 

Il codice di sblocco è stato sempre disponibile nelle impostazioni di qualsiasi smartphone, ma pochi lo utilizzavano. 

Poi ci furono problemi con i furti: chi rubava lo smartphone commetteva 2 furti. Rubava il device in sé ed anche i dati presenti all’interno. Negli smartphone ormai c’è un’app per tutto, la postai, la banca online, le foto, i documenti di lavoro…così i dati sensibili iniziano ad essere davvero tanti!

 

Ecco che veniamo forzati ad usare il codice di sblocco. Su iOS è un numero che varia da 4 ad 8 cifre, su Android viene utilizzato un sistema un po’ diverso: si striscia il dito formando dei segni su 9 punti allineati come fossero i numeri della tastiera. Ho visto molti disegnare delle C o delle M o delle Z. Mica difficile, però hai sempre 3 tentativi, poi si blocca tutto. 

 

In Apple pensano che la velocità e la semplicità possano andare a braccetto ed inventano il TouchID ovvero lo sblocco tramite lettura di impronta digitale. Per certi versi è un successo, sbloccare il device appoggiando solo il dito senza fare movimenti è anche comodo. 

Ma dove vengono archiviate le impronte digitali? Dalla Apple rispondo subito che le impronte vengono archiviate nella memoria del pulsante quindi non finisce sul cloud (eh beh!) così non ci sono rischi per la privacy. Insomma per coprire le nostre impronte digitali bisogna smontare lo smartphone e collegarsi al bottone del TouchID. Decisamente un operazione difficile per i comuni mortali e di appannaggio di pochissimi nerd o ingegneri. 

Con Android è andata in modo simile e questa tecnologia è apprezzata dagli utenti proprio perché “veloce”. 

 

Il FaceID della Apple nasce per velocizzare ancora lo sblocco del device e nell’ultima versione è davvero veloce, merito anche di un processore interno potente e del software più snello. 

 

Ma tutti questi sistemi di protezione sono sicuri e di riflesso tengono al sicuro i nostri dati? 

Sicuramente sono uno l’evoluzione dell’altro: il PIN è quello meno sicuro perché è facile imbatterci in qualcuno che ci spia alle nostre spalle ed agevolmente legge i tasti che premiamo. Il FaceID è il più sicuro dei tre. Quando qualcuno ha provato ad ingannarlo costruendo una maschera di plastica con le fattezze umane, un sistema tuttavia troppo elaborato e difficile da riprodurre per una persona comune, la Apple è corso ai ripari modificando l’algoritmo di lettura in modo che per sbloccare l’iPhone serva anche un movimento delle ciglia o micro espressioni facciali. 

 

Se stiamo camminando in città o siamo sulla metro, la nostra più grande preoccupazione è che non ci rubino il device: per lo sblocco possiamo stare sereni. 

 

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